NododivinoLa Terra

Slide Le viti in Abruzzo ricalcano pari pari la storia della Regione: una frontiera aperta, uno spazio fluido e mobile, vulnerabile alle invasioni dal mare come a quelle della terraferma. keyboard_arrow_down

Slide Dapprima i Bizantini con le viti elleniche, poi la Toscana con i Trebbiani, il Sangiovese e il Montepulciano a rincorrersi, poi le Marche con la delicata Passerina ed il forte Pecorino ed infine la Puglia a cui si deve la conoscenza del Cococciola e del Bombino bianco.

Così, inesorabilmente esposta, la terra d’Abruzzo ha accolto, nei secoli, usi e costumi di altri popoli, consegnandosi, a lungo, ad un destino dall’identità sfuggente.

Slide Seppur citati da Plinio e Cocumella, da Ovidio e Marziale, fino a Sante Lancerio e Serafino Razzi, la storia dei vini abruzzesi è policentrica e frammentata e si stempera nei mille rivoli di racconti dove prevalgono i piccoli borghi, i villaggi, i ‘castra’, le rocche e gli alti pizzi, sempre in lite tra loro, pronti ad alleanze e contese per rivendicare confini ed affermare l’identità di una patria, anzi di tante patrie.

E, nella contesa, non esitano a cimentarsi patrizi e borghesi, ecclesiastici e casati stranieri, tutti alla ricerca del mito della ‘fondazione’ e della tradizione italica.
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Slide Oggi la scienza e la conoscenza hanno stabilito finalmente una verità: l’Abruzzo può, al pari di altri, aspirare ad un posto di riguardo nella enologia internazionale grazie a quel territorio frammentato ed impervio, dalle altitudini così marcatamente differenziate che dà vita alle tante patrie di quei vitigni che, finalmente, dopo secoli di coltivazione in loco, possono legittimamente dirsi abruzzesi, protetti dal mite mare Adriatico da un lato e dal potente allineamento della Maiella e del Gran Sasso dall’altro.

Slide È una natura incombente, avvolgente e magica quella che fa del Parco Nazionale della Maiella uno scenario ineguagliabile, dove la ricchezza della specie può vantare oltre 2000 entità corrispondenti a oltre il 65% dell’intera flora regionale e quasi il 30% dei quella italiana. LA NATURA DELLA MAJELLA

Slide Qui la natura combina sorprendentemente elementi mediterranei, alpini, balcanici, pontici, illirici, pirenaici e addirittura artici. La notevole escursione altitudinale della Maiella consente inoltre la compresenza di oltre cinquanta habitat naturali: a caratterizzare il paesaggio dominante, fino ai 1800 metri, sono le faggete, accompagnate dalla presenza di agrifogli, sorbi e aceri, mentre la Mugheta della Maiella rappresenta la fascia degli arbusti contorti più estesa dell’Appennino e degli habitat più singolari.

Slide In quota, dove le cime e le praterie sono coperte dalla neve dall’autunno all’estate, poi giù fino ai valloni, hanno trovato il loro ambiente perfetto molte specie arrivate fin qui con le glaciazioni quaternarie e con il prosciugamento dell’Adriatico: il ritiro dei ghiacciai e il successivo isolamento genetico ha spinto alla differenziazione le specie originarie, producendo nuove specie e sottospecie, che rappresentano un patrimonio naturale di straordinario valore.

Slide Nododivino per la sua linea de i Monovarietali, rende omaggio alla Natura d’Abruzzo dedicando le etichette dei suoi vini ad alcune delle specie più rappresentative di un paesaggio così intenso e affascinante.

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